Sono passati esattamente nove anni dall’arresto a Teheran dello scienziato iraniano con passaporto svedese Ahmadreza Djalali, cittadino onorario di Novara dove aveva lavorato per tre anni, dal 2012 al 2015, come ricercatore presso il Crimedim, Centro Interdipartimentale di Ricerca e la Formazione in Medicina dei Disastri, Assistenza Umanitaria e Salute Globale dell'Universita' del Piemonte Orientale. Ahmad è stato arrestato nell’aprile 2016 durante una visita ai genitori a Teheran e condannato a morte per “corruzione sulla terra” dopo un processo che, secondo quanto sempre sostenuto da Amnesty International, è stato gravemente iniquo e viziato da confessioni estorte con la tortura.
Il triste anniversario è stato ricordato questa mattina davanti al municipio di Novara, sulla facciata del quale è stato esposto uno stendardo che chiede la liberazione dello scienziato, dal sindaco della città Alessandro Canelli, dal prorettore dell’Upo Gianluca Gaudano e dalla portavoce di Amnesty International Franca Di Franco. Presenti anche il consigliere regionale novarese del Pd Domenico Rossi e il presidente del consiglio comunale di Novara Edoardo Brustia.
“Per noi Ahmadreza – ha detto il sindaco Canelli – è un cittadino novarese. E per questo per l’ennesima volta torniamo a chiedere la sua libertà. È un problema che però non può essere di Novara ma è un problema europeo e mondiale. Ci dovrebbe essere una presa di posizione a nostro avviso a livello europeo, una azione diplomatica volta a liberarlo”.
Il dottor Djalali si trova in condizioni di salute disperate. L’accademico è affetto da aritmia cardiaca, anemia e ipertensione, per le quali gli è stato negato un accesso tempestivo e adeguato all’assistenza sanitaria. Le sue condizioni di salute si sono ulteriormente deteriorate in seguito allo sciopero della fame dal 26 giugno al 4 luglio 2024 che, secondo la moglie Vida Mehrannia, che vive in Svezia con i figli, Djalali ha intrapreso per protestare contro la sua detenzione arbitraria e per essere stato “lasciato indietro” in seguito all’accordo di scambio di prigionieri tra Iran e Svezia.