Lo scienziato svedese-iraniano Ahmadreza Djalali, cittadino onorario di Novara dove ha lavorato per tre anni prima di essere arrestato nel 2016 e condannato a morte dal 2017, ha inviato oggi, nel giorno del suo 53° compleanno, dal carcere iraniano di Evin un disperato appello alla comunità internazionale affinché si mobiliti per consentire il suo ritorno a Stoccolma. Lo ha rivelato Amnesty International che da anni segue il caso, e che ha diffuso sui propri canali l’audio del messaggio arrivato da Teheran
“Sono passati otto anni e nove mesi da quando sono stato rinchiuso a Evin, 3.185 giorni senza nessuna pausa in una cella orribile”, dice tra l’altro il medico. “In questi anni terribili - aggiunge - mi sono ammalato di diverse malattie, tra cui la bradicardia che mette a rischio la mia vita. Sono stato dimenticato”
Ahmadreza Djalali è stato arrestato nell’aprile 2016: era tornato in Iran per un invito dell’università e ne aveva approfittato per una visita ai genitori a Teheran. Dopo l’arresto è stato condannato a morte per “corruzione sulla terra” dopo un processo che, secondo quanto sempre sostenuto da Amnesty International, è stato gravemente iniquo e viziato da confessioni estorte con la tortura. Le sue condizioni di salute si sono ulteriormente deteriorate in seguito allo sciopero della fame dal 26 giugno al 4 luglio 2024 che, secondo la moglie Vida Mehrannia, che vive in Svezia con i figli, Djalali ha intrapreso per protestare contro la sua detenzione arbitraria e per essere stato “lasciato indietro” in seguito all’accordo di scambio di prigionieri tra Iran e Svezia del 15 giugno scorso. “Mi avete escluso dallo scambio di prigionieri, mentre corro il serio pericolo di essere messo a morte”, aveva affermato Djalali, rivolgendosi al premier svedese, in una conversazione telefonica con sua moglie Vida Mehrannia, il cui audio era stato reso disponibile dalla Bbc.
Il caso del medico e studioso iraniano è stato sempre seguito con grande attenzione a Novara, dove il consiglio comunale nel 2019 gli ha conferito la cittadinanza onoraria
Il portavoce nazionale di Amnesty International, Riccardo Noury, ha rinnovato oggi l’appello al governo italiano “ad agire per ottenere al più presto l’annullamento della condanna a morte di Djalali e la sua liberazione, consentendo il suo immediato ritorno in Svezia”.