Cronaca - 10 dicembre 2024, 19:30

Processo alla "setta del sesso": ultimate le repliche, a gennaio la sentenza per i 25 imputati

Alle ultime battute il procedimento nato dalla denuncia di una 37enne residente nel Braidese

Il prossimo 10 gennaio la sentenza per il processo alla "setta delle bestie"

Il prossimo 10 gennaio la sentenza per il processo alla "setta delle bestie"

“Abbiamo il cuore colmo di dolore, ma anche di speranza. Il momento della verità e della giustizia è ormai prossimo. Le vostre decisioni non rappresentano solo una risposta alla nostra storia, ma anche un messaggio chiaro e potente a chiunque possa credere di poter agire con la stessa crudeltà e impunità. Con tutto il nostro dolore, ma anche con tutta la nostra fiducia".

Così, con un messaggio di cui si è fatta portavoce l’avvocato albese Silvia Calzolaro, tra i legali che le rappresenta in giudizio come parti civili, Giulia e Caterina hanno voluto manifestare il proprio stato d’animo in merito all’udienza che a giorni, il prossimo 10 gennaio, presso il Tribunale Penale di Novara, porterà alla conclusione il processo penale di primo grado alla cosiddetta "setta delle bestie" o "setta di Satana".

Il messaggio è stato letto in aula durante l’udienza che ieri, lunedì 9 dicembre, ha visto la replica del pubblico ministero Silvia Baglivo, gli interventi dei legali delle cinque vittime costituite come parti civili – a rappresentarle con la stessa Calzolaro, i colleghi Elisa Anselmo e Marco Calosso, anche loro del foro di Asti, e Silvio De Stefano del foro di Monza – e degli avvocati delle difese.

In corso dai primi mesi del 2023, il processo vede quali imputati i presunti attori di quella che gli inquirenti hanno battezzato come la "setta delle bestie" o anche la "setta del sesso". Un’organizzazione che nel corso di decenni di attività avrebbe plagiato decine di ragazze, anche minorenni, a volte ancora bambine. Dalla querela di una loro, Giulia, oggi 37enne, residente nel Braidese, finita nelle spire della setta quando di anni ne aveva 7, convintasi a denunciare col sostegno dell’associazione saviglianese Mai+Sole, l’indagine condotta dalle Direzione Distrettuale Antimafia di Torino. Un’inchiesta dalla quale ha preso le mosse il processo iniziato davanti alla Corte d’Assise novarese sulla scorta di ben 26 rinvii a giudizio.

Alla sbarra erano finiti altrettanti soggetti, tutti residenti tra Milano e diversi centri della sua cintura, il Pavese, il Varesotto e il Bergamasco, mentre la base dell’organizzazione era in un casolare nelle campagne di Cerano, nel Novarese. I numerosi imputati erano stati chiamati a vario titolo a rispondere di reati che comprendono la violenza sessuale aggravata e di gruppo commessa anche ai danni di minori di 10 anni, la riduzione in schiavitù e l’associazione a delinquere.

Ai vertici dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato Gianni Maria Guidi, nato a Pavia e vissuto a Milano, conosciuto dagli adepti della setta come "il dottore", ma anche come "Re bis" o "il Pontefice", erborista con attività nel quartiere San Siro di Milano, deceduto il 16 marzo 2023 a 79 anni, a processo iniziato, in conseguenza delle cattive condizioni di salute nelle quali versava da tempo.  Insieme a lui, Sonia Martinovic, sua principale collaboratrice fino al 2013, tuttora a giudizio dopo che, come Guidi, era stata dichiarata momentaneamente incapace di affrontare il dibattimento.

Lo scorso 8 luglio l’udienza con la quale la pubblico ministero aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati con pene comprese tra i 7 e i 18 anni di reclusione, insieme al sequestro di tutti i beni di loro proprietà.

Ezio Massucco

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