Turismo - 25 luglio 2024, 14:00

Una Montagna di libri - (Alpe Colle mt.1.238 Verbania)

Mauro Carlesso, scrittore e appassionato camminatore vegano, ci trasporta con il suo racconto in un angolo incantevole delle alpi del Vco

Una Montagna di libri - (Alpe Colle mt.1.238 Verbania)

UNO

La montagna

Questa è la storia di una passeggiata che inizia in montagna e si conclude tra i volumi della libreria alle sue pendici.

Sembrerebbe, a leggerla, una storia inventata, per certi versi una storia d'altri tempi, quasi un racconto flaneur alla Robert Walser o una storia romantica, ma senza la malinconia, di W.G. Sebald. Invece, questa storia è reale: la montagna esiste e, soprattutto, esiste la libreria ai suoi piedi.

Ma andiamo con ordine. Ci troviamo tra le montagne dell’alto Verbano, nella provincia piemontese del Verbano Cusio Ossola. Il lago dal quale si parte per questa passeggiata è il Lago Maggiore, e la montagna sulla quale si arriva è il Monte Spalavera, a 1.534 metri d'altitudine. Questa montagna, insieme alle sue sorelle che formano una formidabile catena di rilievi boscosi e pascolativi, fa da paciosa corona a quell'ambiente tutt'altro che bucolico che è la Val Grande, quel territorio classificato wilderness per la "selvaggità" che i dirupi, le forre e i canaloni che la solcano gli conferiscono.

La libreria Alpe Colle (ph. M. Carlesso)

Ma proseguiamo. Si parte in automobile, come abbiamo detto, dal Lago Maggiore, in quel di Verbania Intra, che si raggiunge percorrendo l'autostrada A26 con uscita a Verbania. Da qui si abbandona la riviera per salire verso Premeno; superato il quale si prosegue sempre su ottima strada panoramica fino alla località Piancavallo. Da qui ci si inoltra lungo una stradina nel bosco che, in tre chilometri, conduce all'Alpe Colle, dove si parcheggia comodamente l’autovettura.

La salita al Monte Spalavera inizia nei pressi di una bella casa bianca dalle caratteristiche persiane rosse che sarà la gradita ed intrigante meta al ritorno.

Il Lago Maggiore verso Locarno dallo Spalavera (ph. M. Carlesso)

Per raggiungere la cima della montagna si può compiere un giro ad anello. In tal caso si può seguire l’erta traccia che sale a destra (cartelli indicatori). Dopo la prima breve rampa, il sentiero pianeggia e contorna lungamente il fianco sud della montagna fino nei pressi della località Pian d’Alpe. Qui si volge decisamente a sinistra (cartelli indicatori), salendo ripidamente nel bosco di faggi che, verso la cima, si fa più rado lasciando spazio alle macchie di rododendri.

Il panorama che si gode dalla cima, raggiunta in poco più di un’ora, è straordinario: dal Monviso al Monte Rosa, dal Monte Leone al Limidario e tutta la costiera delle Alpi Svizzere. Ed anche il Lago Maggiore, dalla vetta dello Spalavera, si può osservare quasi per intero, dal suo culmine nord, presso la Piana di Magadino nel Locarnese, fin giù oltre Arona e Sesto Calende, dove il lago si fa fiume.

La discesa, per completare l’anello, avviene seguendo verso sud la cosiddetta Strada Cadorna che, dapprima ridotta a sentiero, poco dopo si presenta nella sua spettacolare conservazione di un manufatto con carreggiata ampia e pendenza poco accentuata per consentire il transito dei mezzi militari della Prima Guerra Mondiale.

Il Monte Rosa tra la Zeda e la Marona (ph. M. Carlesso)

La rilassante passeggiata in discesa è proprio degna di un flaneur per la vista che ad ogni tornante ci viene riservata verso il lago, il varesotto col suo Campo dei Fiori, la pianura padana nonché l’affilata cresta che unisce le cime gemelle del Pizzo Marona e del Monte Zeda. In meno di un’ora e col cuore pregno di bellezza, ci ritroviamo a Colle di fronte al cancello della casa dalle persiane rosse.

DUE

La libreria

L’interno della libreria (ph. M. Carlesso)

Prima di varcare il cancello, vale la pena raccontare come questa “bianca casa dalle persiane rosse” non sia solo un apprezzabile punto di vista cromatico. Benché la struttura, che ricorda i rifugi alpini di alta quota, sia un pregevole esempio di architettura rurale degli anni Trenta conservata in modo eccellente, è la sua attuale destinazione che lascia sorpresi coloro che giungono fin quassù.

Ma andiamo con ordine anche in questo caso. L’Alpe Colle è un minuto gruppo di case che affonda le sue origini nel ‘600, da quando, nella sua qualità di alpeggio, veniva caricato nella stagione estiva e trasformato negli anni ’30 del secolo scorso in un luogo di villeggiatura. Le baite originarie hanno ceduto il posto a graziose abitazioni che punteggiano l’ampia sella boschiva in modo discreto. Oggi le case, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie che consentono di lavorare da remoto, sono occupate da villeggianti italiani e stranieri per periodi molto più lunghi rispetto ai classici mesi estivi.

L’ingresso della libreria (ph. M. Carlesso)

Per onorare questo luogo, l’Alpe Colle, va ricordata anche una tragica pagina di storia: nel giugno del ’44, durante il famigerato rastrellamento della Val Grande, le baite vennero incendiate e le case presenti allora vennero tutte distrutte. Bisognerà attendere la fine della guerra perché i proprietari potessero ricostruire quanto la furia bellica aveva raso al suolo.

Ed è anche con questa consapevolezza che, varcando il cancello di questa casa del 1933, ricostruita nel 1951, ci si inoltra in un giardino dove la presenza di qualche sdraio e qualche tavolo con le seggiole invitano a riposarsi dalla camminata, a rinfrescarsi con una bibita, a tonificarsi con un caffè, a rinfrancarsi con un buon tagliere di prodotti locali o con una fetta di torta, ma invitano soprattutto e sorprendentemente a leggere.

E sì, perché è proprio questo il punto: la casa dalle persiane rosse è una libreria. Un avamposto della cultura a 1.238 metri di quota dove un giovane imprenditore, a furia di stare sulla cima delle montagne, ha imparato a vedere lungo come nel motto di Felice Bonaiti: “Chi più in alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna”. E così, in quel giardino, si salutano gli ospiti impegnati a leggere, ristorarsi o chiacchierare; si salgono due scalini e si varca la soglia della casa dove ci accoglie un rincuorante camino, raccolto tra due comode poltrone e tanti, tanti libri. I volumi sono davvero molti e colpisce l’ordine con cui, in un ambiente di piccole dimensioni, siano ben disposti su tavoli, mobili, panche e scaffali.

Si dà un’occhiata ai testi, li si tocca, li si sfoglia, li si acquista: sono libri fuori catalogo, usati, prime edizioni e si resta storditi da quell’odore della carta che, ancora oggi, con un’editoria travolta dalla stampa virtuale, non smette di incantare chi ama i libri, chi ama leggere, chi ama guardare lontano.

Ed è mentre si sfogliano i libri che si incontra Marco, l’artefice di questo avamposto di frontiera, con il quale ci si attarda a scambiare due parole. Gli si parla volentieri a Marco e lui si presta generosamente a raccontare con determinazione quei concetti consegnati al web affinché trasvolino il più lontano possibile, raggiungendo il maggior numero di persone. Di persone che leggono. E ci tiene Marco a ribadire che: “L’avamposto di libri in alpeggio, l’idea di far nascere lavoro e qualità in montagna, cerca di scardinare anno dopo anno proprio questo assunto del dover per forza spostarsi altrove. Una sfida non semplice, una sfida capace di generare sinergie tra diverse realtà poiché un territorio montano deve saper tenere aperto il dialogo con le città e, allo stesso tempo, non ripiegare su di esse, ma strutturarsi come soggetto indipendente, aperto a un confronto, ponendo istanze, ospitalità, cultura, tradizioni, tecnologie e nuove visioni del mondo.

Le Alpi devono imparare ad ammirarsi e ascoltarsi. Non devono considerarsi solo un paramento turistico o ludico-sportivo, bensì saper tenere insieme tutte le loro anime per tornare a porre un equilibrio tra la dimensione verticale e quella orizzontale. Le terre alte sono vette, versanti scoscesi, cime da conquistare, ma anche alpeggi, villaggi, pascoli, vallate e tutte quelle zone abbandonate che per secoli hanno accolto il rapporto tra uomo e natura.”

Allora, mentre ti accompagna a sederti fuori, a un tavolino sotto un gradevole sole, ti racconta che ha voluto fortemente chiamare il suo avamposto non a caso con il nome del luogo: Libreria Alpe Colle, per sottolineare l’imprescindibile, seppur faticoso da alimentare, rapporto tra uomo, montagna, cultura, territorio, lavoro e spopolamento.

Il giardino (ph. M. Carlesso)

Ed, in una montagna sempre più assediata da strutture in qualche maniera “abusive” nel senso che abusano di luoghi non idonei, quali big bench, altalene, ponti tibetani, eccetera, lascia quasi sconcertati imbattersi in una casa dalle persiane rosse che non propone l’adrenalina fisica, quella del rischio, della vertigine, del selfie ad ogni costo, ma offre l’adrenalina del cuore, dell’anima, del pensiero, del benessere. Quell’adrenalina che da secoli va sotto il nome di “lettura”.

Una cultura della lettura che il giovane imprenditore dell’Alpe Colle porta avanti da due anni con tenacia, tutti i fine settimana per tutta la stagione estiva, raccogliendo consensi da ogni dove e incontrando un pubblico di lettori trasversale a quello consueto di una libreria di città. Quassù, all’Alpe Colle, le persone salgono per la montagna, per l’ambiente, per passeggiare, certo, ma salgono anche con una motivazione in più che le rende diverse dagli “amanti della montagna”: salgono per vedere, leggere ed acquistare libri e per incontrare un giovane appassionato dei suoi luoghi d’origine, della loro bellezza, e convinto che, attraverso la convivialità, il buon cibo e delle buone letture, si possano rendere le persone, anche se solo per un giorno, un po' speciali.

E mentre, con un po' di malinconia, ci si accinge a lasciare l’armonia respirata in quel pratino antistante la casa e quel suo interno ricco di libri e quella chiacchierata gioviale con il libraio d’altura, ci si può consolare sapendo che, cavalcando le chine dei monti, imbattersi in una libreria, seppur fenomeno raro, non è più, vien da dire per fortuna, un caso isolato. Da un po' di tempo a questa parte, si scopre che, in particolare nei rifugi alpini, quelli che non scendono al compromesso di trasformarsi in “rifugi gourmet”, si alza l’asticella della consapevolezza e della condivisione del luogo e della montagna, allestendo delle vere e proprie librerie. E questa coltura di cultura che anche Marco porta avanti controcorrente, lottando con le avversità atmosferiche che quassù sono di casa, non può che allargare il cuore e spandere la necessaria fiducia per affrontare le avversità che serpeggiano nel cuore degli uomini di quest’epoca, così bella e truce al tempo stesso.

L’accogliente camino (ph. M. Carlesso)

Questa storia, che sembra una fiaba, termina qui. Ma solo per oggi, perché, come tutte le cose belle che solo gli uomini di buona volontà sanno produrre, le fiabe raccontate nei libri sono eterne.

Come questa libreria dalle persiane rosse all’Alpe Colle sotto il Monte Spalavera.

Il libraio Marco Tosi (ph. Archivio Tosi)

Scheda tecnica Monte Spalavera

 

Località di partenza: Alpe Colle (mt. 1.238) –VB-

Località di arrivo: Alpe Colle (mt. 1.238) –VB-

Cima raggiunta: Monte Spalavera (mt. 1.534)

Dislivello: mt. 300 circa

Tempo di percorrenza: ore 2 (soste escluse)

Difficoltà: E       

Periodo: tutto l’anno (d’inverno in presenza di neve si presta ai ciaspolatori)

 

Scheda tecnica Libreria Alpe Colle

 

Località: Alpe Colle (mt. 1.238)

Indirizzo: Strada Luigi Cadorna (VB)

Numero volumi presenti: alcune migliaia

Sito web: https://www.alpecollelibreria.<wbr></wbr>com

Facebook e Instagram: libreria alpe colle

Mobile: + 39 339 7333456

Libraio: Marco Tosi

Redazione Aosta Mauro Carlesso Scrittore e camminatore vegano

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