Novara - 12 marzo 2021, 17:28

Quali sono i vini delle Langhe più richiesti online

Quali sono i vini delle Langhe più richiesti online

Le conseguenze della pandemia di Covid-19 che oramai sta colpendo la salute e l’economia mondiale da più di un anno sono state particolarmente forti per quei produttori delle Langhe molto legati al settore Ho.Re.Ca. che continua a funzionare solo a singhiozzo. Chi invece ha sofferto meno il colpo sono quelle cantine che con lungimiranza avevano già da tempo puntato non solo a creare solidi legami con la grande distribuzione, ma anche e soprattutto a sviluppare piattaforme di e-commerce ed affidarsi a riconosciute enoteche online come Svino per la distribuzione e vendita dei migliori vini delle Langhe.

Tra i vini più richiesti e venduti online troviamo il Barbaresco Asili DOCG di Bruno Giacosa, vino monumento delle Langhe che spicca sugli altri per l’innata eleganza ed il ricco bouquet aromatico. Si tratta di un vino fonte di adorazione per molti critici ed esperti del settore, per la sua trama tannica spettacolare e l’assaggio elegante che regala sensazioni inimitabili. Online vanno forte anche i vini da collezione come il Barbaresco Pajé Vecchie Viti della cantina Roagna il cui prezzo medio supera i 200 euro. Ma sono soldi ben spesi per un vino che rappresenta un vero proprio investimento ed il cui valore è destinato a crescere con il passare degli anni.

Altro vino spettacolare e capace di fare incetta di premi e riconoscimenti è il Barbaresco Rabaja DOCG della cantina Giuseppe Cortese, ma i produttori che vale la pena di menzionare sono molti. Dai più famosi, come Gaja, marchio che si trova al terzo posto assoluto della classifica dei vini più pregiati stilata da Livex ed è prima fra le italiane, davanti a marchi storici come Sassicaia e Ornellaia, fino a vignaioli con nomi meno altisonanti ma capaci di offrire etichette di altissima qualità come Ferdinando Principiano, Giovanni Rosso e Fratelli Alessandria.

Nonostante i venti di crisi, nel 2020 il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha mostrato una buona resilienza, assieme agli altri territori di grande tradizione vitivinicola del Piemonte, ovvero Roero e Monferrato. Le esportazioni verso l’estero di vini piemontesi sono calate solo di qualche punto percentuale rispetto al 2019, il che viene considerato una mezza vittoria dagli operatori del settore. Gli acquirenti apprezzano la grande qualità dei vini prodotti dalle cantine piemontesi. Basti pensare che da qui provengono il Re dei vini, ovvero il Barolo DOCG, ed il Barbaresco, entrambi prodotti con le uve del nobile vitigno Nebbiolo che vengono vendemmiate tra fine ottobre ed inizio novembre.

Se si parla di investimenti la novità di queste settimane è invece l’accordo tra Intesa Sanpaolo ed il Consorzio del Barolo e Barbaresco che punta a rendere le bottiglie più nobili delle aziende del territorio merce di scambio per ottenere un credito finanziario in tempi rapidi e così rilanciare sia la produzione che il comparto commerciale duramente colpiti nel 2020. Il vino come pegno per ottenere un prestito è un’iniziativa innovativa che arriva dal Piemonte e conferma che vini pregiati e dalla grande longevità come Barolo e Barbaresco possono essere considerati come veri e propri beni rifugio su cui anche le banche sono disposte a scommettere. Nello specifico si tratterebbe un finanziamento a 5 anni che permetterebbe a tutto il settore di far fronte alle difficoltà sorte nell’ultimo anno, con la speranza che nel 2021 assieme al vaccino contro il Covid-19 arrivi anche la tanto attesa ripresa economica.

Altra novità per il 2021 è una accelerata nella svolta green delle cantine, prime fra tutte la tenuta Fontanafredda di Serralunga d'Alba, un tempo posseduta dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che punta a diventare "la prima cantina al mondo a emissioni zero di CO2", con la prospettiva di stappare nel 2025 le prime bottiglie di vino Barolo totalmente green. Matteo Ascheri, presidente del Consorzio, si aspetta che nel 2021 le incertezze legate al mercato dei vini delle Langhe saranno ancora molte, ma l’appoggio degli istituti di credito e soprattutto la voglia di rimboccarsi le mani e mettersi al lavoro dei vignaioli sono elementi che rendono ottimisti e fiduciosi.

Redazione

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