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Attualità | 22 aprile 2025, 12:03

Ascensore sociale fermo: solo tre italiani su dieci credono che i figli possano migliorare la propria condizione

Crolla la fiducia: aumentano le fratture tra ceti e la sfiducia nel futuro dei giovani. Cresce la percezione delle disuguaglianze nell'accesso a sanità, casa e opportunità

Ascensore sociale fermo: solo tre italiani su dieci credono che i figli possano migliorare la propria condizione

In Italia l’ascensore sociale si è inceppato, se non addirittura bloccato del tutto. Appena tre italiani su dieci credono oggi che i propri figli riusciranno a migliorare la posizione sociale della famiglia di origine. Una percentuale che cala ulteriormente tra le fasce popolari e che segnala una crescente sfiducia nel futuro. È quanto emerge dal report FragilItalia dal titolo “Disuguaglianze sociali e ascensore sociale”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos.

Il sondaggio, condotto su un campione rappresentativo di 800 persone, mette in luce una società sempre più polarizzata e spaccata, dove le disuguaglianze si sono consolidate e le possibilità di riscatto sociale sono percepite come sempre più remote. Tra chi si identifica nel ceto medio, solo il 32% pensa che i figli riusciranno a migliorare la posizione familiare (in calo di 3 punti percentuali rispetto al 2022), mentre il 52% ritiene che manterranno lo stesso status e il 15% — dato in aumento — prevede un peggioramento.

Ma il dato più allarmante arriva dal ceto popolare, dove in tre anni si è dimezzata la speranza di riscatto sociale. Solo il 27% (contro il 37% del 2022) crede in un miglioramento per i figli, il 35% pensa che la posizione rimarrà invariata e ben il 38% (15 punti in più rispetto a tre anni fa) teme un peggioramento. La percezione delle disuguaglianze cresce soprattutto su alcuni fronti specifici: l’accesso a servizi sanitari di qualità (+9 punti rispetto al 2022), le disuguaglianze abitative (+8 punti), e le discriminazioni di genere (+1). In controtendenza, invece, cala la percezione di disuguaglianze legate a povertà, precarietà lavorativa e mancanza di opportunità per i giovani.

Il report individua le fratture sociali più sentite dagli italiani. Al primo posto quella tra ricchi e poveri (66%), seguita da quella tra onesti e furbetti (62%) e dal divario tra popolo ed élite (59%). Seguono le fratture tra lavoro stabile e flessibile, tra italiani e immigrati, e tra equità e disuguaglianza, tutte al 49%. In crescita anche la percezione dello squilibrio tra diritto alla salute e imposizioni sanitarie (+6 punti).

Quanto alla percezione della propria collocazione nella piramide sociale, solo il 41% degli italiani si considera nella parte superiore: il 34% nel ceto medio stabile e il 7% nella upper class. Il restante 59% si colloca nella parte bassa della scala: il 34% si definisce ceto medio "in declino", il 18% "ceto fragile", mentre il 7% si identifica con la lower class. Un dato che conferma il senso di polarizzazione e insicurezza sociale.

Il futuro, secondo la gran parte degli italiani, non promette un riscatto generazionale. Solo il 5% ritiene di essere migliorato rispetto al passato, il 38% si sente stabile su un livello medio-alto, il 35% stabile ma su un livello basso, mentre il 22% afferma che la propria condizione è peggiorata.

Un segnale che preoccupa — commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop — è l’inversione di tendenza nel ceto popolare, dove la quota di chi teme un peggioramento per i figli è cresciuta di 15 punti percentuali in tre anni. "Si delinea una società polarizzata, con una larga maggioranza degli italiani che si sente collocata nella parte bassa della piramide sociale — osserva Gamberini — e con una forte consapevolezza delle disuguaglianze, soprattutto nell’accesso ai servizi essenziali".

a.f.

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