Cresce il reddito disponibile delle famiglie in ogni provincia italiana tra il 2021 e il 2023, ma si muove ad un ritmo assai differente tra nord ed il resto del Paese. È quanto emerge dai dati raccolti dal centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, sulle stime 2023 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, misura della capacità di spesa della popolazione residente in Italia.
I venti di crescita soffiano forti dalle Alpi (+13,4% l’incremento delle province alpine), ma perdono forza scendendo lungo tutto lo stivale (+11,2% il restante delle province). A fare più fatica a tenere il passo sono soprattutto le famiglie del centro Italia (+10,3%). Osservando i dati suddivisi per singole province, emerge che le famiglie della provincia di Novara hanno un reddito medio pro capite di 21.826, 61 euro, posizionandosi al 48esimo posto in Italia. A guidare la classifica è Milano, con34.885 euro a testa, quasi due volte e mezzo più alto di quello di Foggia che chiude la classifica con 14.554 euro. La variazione percentuale del reddito disponibile delle famiglie consumatrici – tra il 2021 e il 2023 - risulta positiva in tutte le provincie italiane: il novarese registra un incremento del 12,27%, posizionandosi al 27esimo posto.
“La geografia dei redditi delle famiglie delinea un quadro che possiamo definire più “democratico” rispetto a quello della produzione, perché le distanze territoriali appaiono meno accentuate: mentre per il valore aggiunto pro capite la distanza tra la prima provincia e l’ultima è di 3,6 volte, questa differenza si riduce a 2,4 volte per il reddito disponibile”. A sottolinearlo è il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, secondo cui “questo dipende anche dai trasferimenti pubblici che, ad esempio, nel Mezzogiorno, pure se in calo, incidono per il 40% contro il 35% della media italiana. Inoltre, al sud la dinamica delle retribuzioni da lavoro dipendente, in termini nominali, riflette anche la crescita economica rilevata negli anni più recenti. Tuttavia, le retribuzioni per dipendente al meridione restano inferiori di circa il 15% al valore medio nazionale. Un segnale da non trascurare, in aggiunta, è il ritardo che registriamo del centro Italia, il cui reddito disponibile, tra il 2021 e il 2023, cresce meno di quello del resto del Paese