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Economia | 11 marzo 2025, 09:16

Occupazione femminile in Piemonte. Canalis, Grippo e Tamiatti (Pd): "Trionfalismo ingiustificato"

Le tre esponenti dem contro le dichiarazioni dell'assessore Chiorino: "Mistificazione sul concetto di 'contratti stabili' e omissione dei contratti interrotti o cessati e della scarsa qualità del lavoro"

Occupazione femminile in Piemonte. Canalis, Grippo e Tamiatti (Pd): "Trionfalismo ingiustificato"

"Ancora una volta assistiamo con stupore al tentativo della Giunta Cirio di ammantare di propaganda e di occultare le reali dimensioni occupazionali del Piemonte. - commentano Monica Canalis, vice presidente commissione lavoro del Consiglio regionale, Maria Grazia Grippo, responsabile lavoro PD Piemonte e Massimo Tamiatti, responsabile lavoro PD Torino - Una narrazione fuorviante, a livello nazionale come a quello regionale. I dati numerici dovrebbero infatti essere sempre accompagnati da valutazioni qualitative. Ad esempio, quando si dice che gli occupati in Italia aumentano numericamente, si tende a tacere che tra i 24 milioni di lavoratori, una quota pari al 10,0% versa in condizioni di povertà lavorativa. Così quando l’8 marzo l’assessore Chiorino faceva riferimento per il 2024 a 589.034 contratti femminili “stabili”, cioè senza limiti di tempo, taceva il fatto che in realtà in Piemonte i contratti a tempo indeterminato rappresentano il 15,5 % del totale."


 

"Impieghi - sostengono - che offrono maggiore sicurezza e continuità lavorativa rispetto a contratti temporanei o a progetto: questo è il lavoro stabile piemontese.

Con l'attuale paradigma economico che si basa sulla compressione del costo del lavoro, generando un sistema che inevitabilmente determina bassi salari e condizioni occupazionali precarie, la percentuale è diventata strutturale, qualche decimale in più o in meno. Come è possibile immaginare un numero consistente di impieghi duraturi in una realtà nazionale che conta ben 40 differenti forme di contratti? Si parli piuttosto della presenza di un lavoro "parcellizzato"."

 

"Si discute poi dei contratti avviati, ma raramente si approfondisce l'aspetto opposto, ovvero i contratti che vengono interrotti o conclusi - continuano - Questo dato numerico rimane costantemente molto alto in Piemonte, come si evince dall'analisi delle serie storiche. Proprio le donne interrompono il rapporto di lavoro più frequentemente degli uomini, nonostante stipulino più contratti, siano più attive nel mercato del lavoro e abbiano un livello di istruzione più elevato. Anche il dato sull’apparente incremento del tasso di attività femminile in Piemonte (65,8%) non considera adeguatamente le criticità del mercato del lavoro femminile, che si contraddistingue per contrattualistica instabile, ricorso diffuso a part time involontario e assenza di concrete prospettive di sviluppo professionale. La condizione di disagio economico legata al lavoro colpisce in misura più significativa il genere femminile, dal momento che le donne tendono a essere occupate proprio con tipologie contrattuali instabili e a bassa protezione." 

"I dati dell'INAPP - proseguono le tre esponenti dem - mostrano che nella prima metà del 2024, le donne in Italia hanno ottenuto nuovi impieghi prevalentemente con contratti a termine: il 40,4% delle assunzioni femminili risultavano a tempo determinato, contro un più limitato 13,5% a tempo indeterminato. Inoltre, mentre per gli uomini il lavoro part-time si attestava al 27,3%, per le donne la percentuale raggiungeva quasi la metà dei contratti, precisamente il 49,2%.

In Italia il tasso di occupazione femminile secondo i dati Istat è 53,0% contro un 71,0% maschile, un gap rilevante di quasi 18 punti percentuali. Questa è l'autentica realtà dell'impiego delle donne nel mondo del lavoro, da considerare qualitativamente e in comparazione con l’occupazione maschile."

 

"L’assessore oltre ad esultare per i numeri - concludono Canalis, Grippo e Tamiatti  - dovrebbe scendere un po’ più in profondità e presentare i dati con più trasparenza.

La realtà piemontese è fatta da un’occupazione femminile decisamente inferiore a quella maschile, da contratti molto parcellizzati e precari, da minor retribuzione e stabilità."

Redazione

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