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Attualità | 02 marzo 2025, 09:30

Coldiretti Piemonte: “I dealcolati non sono vino”

L’associazione chiede chiarezza sulle definizioni per tutelare il patrimonio vitivinicolo italiano

Coldiretti Piemonte: “I dealcolati non sono vino”

L’impegno per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti, indipendentemente dalle quantità consumate. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte rispetto ai prodotti dealcolati.

“Nella normativa vengono chiamati vini dealcolati, ma è scorretto: possiamo parlare di «bevande a base di prodotti vitivinicoli» – spiega Monica Monticone, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore vitivinicolo -. La parola «vino» non va quindi utilizzata perché sono proprio prodotti diversi. Si, tratta, infatti, di un prodotto non agricolo, ma processato, energivoro e molto costoso che va più paragonato a quelli industriali. Anche dal punto di vista del packaging va posta l’attenzione perché queste bevande sfruttano gli stessi nostri formati di bottiglie. Coldiretti non è contraria tout court, ma è fondamentale e doveroso far chiarezza in termini di identità e di differenze, già a partire dalla definizione. Sicuramente il mercato ha dei nuovi orientamenti a cui è necessario guardare, ma vanno fatte le giuste distinzioni per non far perdere la storicità dei nostri vitigni e tutto il lavoro fatto sul territorio con le denominazioni d’origine”.

In Italia il processo di dealcolazione, totale e/o parziale, non potrà essere eseguito per le categorie di prodotti vitivinicoli a denominazione di origine protetta ed indicazione geografica protetta. La normativa italiana precisa anche che è fatto divieto di aumentare il tenore zuccherino nel mosto di uve utilizzato per la produzione del vino oggetto di dealcolazione. È altresì vietata l’aggiunta di acqua esogena e/o di aromi esogeni al prodotto ottenuto a seguito dell’avvenuta dealcolazione, parziale o totale.

“Il vino rappresenta un patrimonio del Made in Italy anche dal punto di vista occupazionale che va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico che non tiene contro di una storia millenaria – affermano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. La necessità di tutela dell’agroalimentare Made in Italy e del vino è forte dei 10.000 anni di storia e di miliardi di indotto che ruotano attorno a questo patrimonio che oggi ha un occhio sempre più attento alla sostenibilità ambientale, con 4500 ettari coltivati a biologico in Piemonte. Un settore chiave del sistema nazionale per rafforzare l’internazionalizzazione e far crescere l’export. Sicuramente del vino non è dannoso l’uso, ma l’abuso”.

comunicato stampa a.f.

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