/ curiosità

curiosità | 22 febbraio 2025, 16:00

Curiosità. Aspettando la primavera, sbocciano le violette

Viaggio tra storia, miti e leggende del fiore creato da Zeus e amato da Napoleone

Curiosità. Aspettando la primavera, sbocciano le violette

Una rondine non fa primavera? Forse, ma il profumo dei fiori sì. E se è vero che la bellezza sta nelle piccole cose, la prima viola è sempre un’emozione, una piccola, ma importante scoperta che la primavera sta arrivando.

La violetta appartiene alla famiglia delle Violaceae, è una pianta del sottobosco diffusissima, ne esistono oltre 500 specie in tutto il mondo, quelle più famose sono la violetta del pensiero e la viola mammola.

Nel linguaggio dei fiori indica timidezza, pudore e profondità di sentimenti, per cui regalare violette significa dichiarare apertamente i propri sentimenti: nell’Ottocento gli uomini che portavano una violetta all’occhiello della giacca volevano lanciare il messaggio che erano ancora in cerca di moglie. Con il passare del tempo la violetta ha assunto un altro significato, ovvero l’invito a pensare alla persona da cui si è ricevuto in dono un mazzo di viole.

Mito della viola

In alcuni miti, però, la violetta è legata anche alla morte prematura, come nell’Amleto di Shakespeare dove Ofelia, dopo aver donato viole al fratello, muore in modo tragico. Anche Greci e Romani associavano la violetta alla morte, cospargendo di questo fiore le tombe dei bambini per simboleggiarne innocenza e purezza d’animo.

Un mito greco racconta che Zeus, innamorato della Ninfa Io, per proteggerla dall’ira della moglie Era, la trasformò in una giovenca bianca. La Ninfa pianse per la sua sorte e Zeus trasformò in violette le sue lacrime cadute sull’erba permettendo solo a lei di poterle assaggiare.

Gli Ateniesi consideravano le viole il simbolo della loro città: infatti, si dice che Ion, leggendario fondatore di Atene, fu accolto dalle ninfe acquatiche, che gli diedero le viole come segno di buon augurio. Il fiore divenne l’emblema della città e da quel momento non si riuscì a trovare una casa ateniese, un altare o un matrimonio in cui non ci fossero questi fiori.

Il mito inglese

Secondo una leggenda inglese, il Re Frost si sentiva molto solo nel suo enorme palazzo di ghiaccio dove tutto era gelido e senza vita. Perciò decise di mandare i suoi cortigiani a cercare una ragazza dolcissima in grado di sciogliere il suo cuore e portargli felicità. I cortigiani trovarono una vergine molto timida di nome Violet e la presentarono al Re. Immediatamente il Re venne sedotto dal fascino della ragazza e si innamorò di lei. Sebbene un tempo fosse un monarca severo e autoritario, con Violet divenne gentile e caloroso e promise al suo popolo che gli inverni aspri e sconfinati del suo regno sarebbero diventati più miti per la metà di ogni anno. Violet implorò il re di poter rivedere il suo popolo: egli acconsentì, a patto che tornasse da loro sotto forma di fiore solo in primavera, tornando poi al regno gelido del marito.

Simbologia cristiana

Per i cristiani le violette simboleggiavano l’umiltà della Madonna, si racconta infatti che nacquero delle violette nel momento dell’Annunciazione. Oltre al viola e al blu, in alcune viole si trovano anche sfumature di bianco: per questo nel Medioevo i monaci chiamavano il fiore “Viola Tricolor”, vedendo in essa il simbolo della Trinità.

Un antico racconto afferma ancora che le violette fossero in principio di colore bianco, fino a quando Maria fu piena di angosce e dolore nel vedere il proprio figlio soffrire sulla Croce. Da quel momento, tutte le violette diventarono di colore viola, per sottolineare il suo lutto. Forse anche per questo motivo il viola rimane un colore associato al lutto.

Le viole e Napoleone

La violetta è legata anche alla figura di Napoleone, chiamato “Caporal Violet” e grande amante di questi fiori, che li scelse come simbolo dei giacobini in contrapposizione al giglio borbonico: sembra che i suoi sostenitori, per riconoscersi, si sussurrassero la frase: «Aimez-vous la violette?».

La violetta, inoltre, è stata anche una sorta di “fil rouge” che ha legato le due mogli di Napoleone. Giuseppina Beauharnais amava molto questo fiore tanto da coltivarne in grande quantità. In occasione del suo matrimonio con Napoleone, fece ricamare violette sul suo vestito da sposa e chiese alle damigelle di gettarne mazzolini al passaggio degli sposi. Dopo la morte della moglie, Napoleone volle che venissero piantate viole sulla sua tomba e, si racconta, che prima di partire per Sant’Elena in esilio, abbia raccolto alcuni fiori riponendoli in un medaglione che avrebbe tenuto con sé fino alla morte.

Fu Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone, a sancire la fortuna di questo fiore che amava moltissimo. Sembra che Maria Luigia arrivò a Parma all’inizio della primavera, il periodo in cui sbocciano le viole: la duchessa si innamorò così tanto del loro profumo che chiese ai frati del Convento dell’Annunziata di riprodurlo in un’essenza. Nacque così la “Violetta di Parma” che inizialmente era prodotta solo per uso personale della duchessa. La formula segreta venne custodita dai frati fino al 1870, quando Ludovico Borsari riuscì ad ottenerla iniziando la produzione per il pubblico.

La duchessa in questo modo tolse al fiore ogni significato politico, scegliendolo come simbolo di purezza e umiltà. Tanta la sua passione per la violetta che la utilizzò per decorare il palazzo, come fragranza e in alcune sue lettere sostituiva la firma con una violetta dipinta. Inoltre, non solo fece vestire la servitù e i cortigiani di viola, ma la violetta era ricamata sui suoi vestiti e riprodotta su oggetti di uso quotidiano.

Usi e consumi nel passato e nel presente

I romani decoravano le tavole per i banchetti con le violette, nella convinzione che questi fiori potessero prevenire l’ubriachezza. Non solo: le ghirlande di viole erano usate per alleviare i postumi di una sbornia e a tale proposito, i romani producevano un vino coi fiori da utilizzare dopo aver bevuto troppo. Plinio ha documentato le proprietà medicinali delle viole, prescrivendole per i disturbi della gotta e della milza.

I greci invece usavano questi fiori per aiutare a indurre il sonno e per calmare la rabbia. La viola è sempre stata usata come simbolo d’innocenza e modestia. Gli antichi persiani utilizzavano la viola per guarire il cuore e la testa. Un’infusione di violette in acqua calda aiutava a calmare un cuore spezzato, mentre i cristiani del Medioevo credevano che le violette fossero un tempo fiori forti e verticali fino al giorno in cui l’ombra della croce cadde su di loro sul Monte Calvario. In connessione con questa leggenda, le violette venivano spesso utilizzate nelle cerimonie del Venerdì Santo.

Proprietà curative

Conosciuta fin dai tempi antichi, la Viola odorata, questo il termine botanico, è nota per le sue proprietà terapeutiche. Tutta la pianta, dalla radice ai fiori, è benefica per la nostra salute, ovviamente senza eccedere. Un decotto di foglie può curare il mal di gola, per cui sono consigliati gargarismi, e rappresenta un buon rimedio per contrastare la stipsi, facilitando la motilità intestinale.

Tisane e tè arricchiti con fiori di violetta sono un toccasana per curare malanni alle vie respiratorie, avendo proprietà espettoranti ed emollienti per via della presenza di mucillagini. I fiori sono inoltre ricchissimi di vitamina C (alleata nella cura del raffreddore e per migliorare le difese immunitarie), vitamina A e sali minerali. La colorazione violacea è tipica delle piante che contengono i portentosi antiossidanti. Per uso esterno, la violetta è usata come antinfiammatorio e supporto ai problemi di natura linfatica e circolatoria. Ad esempio, può essere aggiunta a un bagno caldo per eliminare le tensioni muscolari o impiegata nella preparazione di maschere purificanti per il viso. Grazie alla presenza di rutina è utilizzata anche in impacchi e pomate per lenire i sintomi di emorroidi, mastiti e vene varicose.

Le viole in cucina e per il benessere

Sia le violette selvatiche intensamente profumate che le viole del pensiero, se coltivate con metodi bio, sono utilizzabili in cucina. Le viole del pensiero possono insaporire e decorare le insalate miste accompagnandosi bene a lattughe, radicchi e altri fiori come le primule selvatiche, le pratoline e i nasturzi. Le violette selvatiche hanno un sapore più accentuato e possono essere utilizzate anche per preparare un gelato dal sapore assolutamente unico.

Inoltre, le viole sono impiegate in erboristeria cosmetica per la produzione di profumi: l’estratto di viola ha, tra le altre virtù, una spiccata azione depurativa e antinfiammatoria sulla pelle.

Un’usanza contadina è quella di cristallizzare i fiori di violetta con zucchero e chiara d’uovo, metodo di conservazione per assaporare i petali a più riprese nel tempo. In erboristeria possiamo anche trovare delle dolcissime caramelline alla viola. Per i più grandi, è possibile sperimentare il sapore della violetta anche in liquori, sciroppi e gelatine.

E, se vogliamo far fiorire anche le nostre tavole, impieghiamole abbondantemente in variopinte insalate, per farcire le torte salate o addirittura i dolci. Sarà un pasto prelibato e... rilassante!

Silvia Gullino

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A FEBBRAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore