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Politica | 21 febbraio 2025, 12:04

Coccia, Baroni sotto tiro per l'affaire dei vestiti griffati

Coccia, Baroni sotto tiro per l'affaire dei vestiti griffati

Ma è normale che la Fondazione Teatro Coccia allestisca una mostra degli abiti disegnati per la direttrice del Teatro Corinne Baroni da una stilista che l’ha vestita in occasione delle “prime” delle opere?

La domanda era stata posta per la prima volta in Consiglio Comunale dalla consigliera Sara Paladini del Pd a fine gennaio in occasione della discussione sul "piano di valorizzazione" della Fondazione Teatro Coccia.

E della questione si é ampiamente discusso giovedì prima in consiglio comunale grazie ad una interrogazione della stessa Paladini e poi con l'audizione della direttrice Baroni e del presidente Ravanelli in una seduta di commissione richiesta dall'opposizione.

La "linea di difesa" di Baroni é stata affidata prima alla risposta all'interrogazione (letta da un recalcitrante assessore Luca Piantanida, chiaramente in imbarazzo a dover sostenere queste posizioni): gli abiti, che dovrebbero essere cinque  sono "strettamente funzionali allo spettacolo, ognuno ispirato a un personaggio dell'opera di riferimento". Dopo Desdemona per Otello ce ne sarà uno dedicato a Giulia per "La scala della seta" di Rossini, mentre per la Traviata sarà ispirato "o a Violetta o ad Alfredo Germond".  Nel secondo caso, essendo un personaggio maschile, non si capisce se sarà sempre Corinne Baroni a indossarlo. In realtà un primo abito, come si può ben vedere dai profili social del Teatro e della stilista (si chiama Kloida Sinani ed ha un atelier a Modena-  ndr) é giá stato realizzato in occasione della finale del Premio Cantelli e quindi non ha nulla a che fare con gli allestimenti operistici.

Baroni, sia nella risposta alla interrogazione che nella sua autodifesa in commissione sostiene che  gli abiti,  forniti a titolo gratuito e restituiti dopo l'utilizzo, sono in realtà "abiti di scena",  funzionali allo spettacolo "di cui io faccio parte perché accolgo il pubblico e presento le opere".

Baroni ha poi raccontato che  saranno indossati da cinque cantanti che interpreteranno arie operistiche l'11 novembre nel concerto di gala dell'Accademia Amo, collegata al teatro, e infine saranno esposti nel foyer a dicembre "er qualche giorno accanto all'albero di Natale".

La direttrice - che ancora una volta é apparsa particolarmente "spigolosa" e quasi infastidita nelle risposte é stata sottoposta ad un fuoco di fila di critiche da parte di Paladini e del capogruppo PD Nicola Fonzo, nel silenzio della maggioranza (con l'eccezione di un intervento "d'ufficio" del leghista Pasquini).   

Il punto per l'opposizione é la modalitá con cui Baroni - che ha anche il ruolo di direttore amministrativo e che dovrebbe conoscere procedure e meccanismi della gestione di un teatro pubblico - ha individuato  la stilista, senza alcun avviso pubblico e senza pubblicare sul sito del Coccia l'accordo di collaborazione.

"Nell'amministrazione pubblica - ha rimarcato Fonzo -  non funziona così, non può scegliere a sua discrezione i collaboratori anche se sono a titolo gratuito ma deve utilizzare lo strumento dell'avviso per manifestazione di interesse".

Baroni peraltro ha candidamente ammesso che - al di lá dei casting per le opere e gli spettacoli che sono ovviamente "liberi" - ha utilizzato questo metodo "free" anche in altri casi, come per esempio per la scelta del grafico.

Una dichiarazione piuttosto "spericolata", tanto che, sul finire della discussione, il presidente Ravanelli si é sentito in dovere di intervenire dicendosi da un lato "certissimo della buona fede della direttrice" ma di fatto "scaricandola".  

"Nella pubblica amministrazione - ha detto il presidente - bisogna stare attenti a ogni particolare. Il pubblico non è il privato. Staremo sicuramente più attenti".

L'impressione é che la questione non sia chiusa.

 

ECV

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