Scuola - 13 febbraio 2025, 19:00

Upo inaugura il nuovo anno accademico: un'università giovane che guarda al futuro

Il rettore Menico Rizzi ha accolto, nel corso della cerimonia, l'ex premier Enrico Letta che ha parlato del futuro del mercato europeo

Un avvio di anno accademico nel segno della grande preoccupazione “per le possibili riduzioni del finanziamento pubblico alla ricerca” e per “la conclusione del Pnrr e al suo preoccupante impatto sull’entità del fondo di finanziamento ordinario”. Lo ha detto questa mattina a Vercelli il neoeletto rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Menico Rizzi, inaugurando il 27esimo anno accademico dell’Ateneo.

Un’università giovane che guarda a processi sempre più accentuati di internazionalizzazione e che rivendica con forza il proprio spirito innovativo, tanto da dare vita ad un corso di laurea in “transizione ecologica” e da immaginare la creazione di un “healty campus”, cioè una università ‘certificata’ nel campo della salute e del benessere in tutti i suoi aspetti.

Il rettore resta comunque ottimista sulle prospettive dell’Ateneo, soprattutto attraverso “l’inserimento in una dimensione globale” anche con la volontà di “aprire una sede Upo in un altro Paese”.

L’Upo conta oggi 16.462 iscritti, e dall’inizio della sua storia ha laureato quasi 51.000 studenti. Attualmente ha 458 tra professori e ricercatori, suddivisi negli 8 dipartimenti.

A tenere a battesimo il nuovo anno di studio l’Upo ha chiamato Enrico Letta, già presidente del consiglio, autore di un rapporto sul futuro del mercato unico europeo, tema che è stato al centro della sua prolusione. "Dobbiamo integrare le nostre economie – ha detto tra l’altro - perché altrimenti tra qualche anno dovremo solo decidere se essere una colonia americana o una colonia cinese.

“Il sistema economico europeo non funziona - ha detto Letta - perché negli anni ‘80 i Paesi dell'Unione Europea si sentivano abbastanza grandi da giocarsela da soli nel mondo. E così tre grandi temi della unione economica, non sono stati volutamente integrati: le telecomunicazioni, l'energia e i mercati finanziari. Qual è la conseguenza - ha concluso -di tutto questo? É che abbiamo 27 mercati tutti frammentati tra di loro in campi nei quali americani cinesi e indiani sono molto più grandi di noi. L'effetto è che noi stiamo drammaticamente perdendo terreno in tutti questi settori”.

ECV