Il caso dello scienziato svedese-iraniano Ahmadreza Djalali, cittadino onorario di Novara dove ha lavorato per tre anni prima di essere arrestato nel 2016 e condannato a morte dal 2017, è tornato oggi alla ribalta del consiglio comunale. Con un voto all’unanimità l’assemblea di Palazzo Cabrino ha approvato infatti una mozione proposta dai gruppi di opposizione, con la quale Il Consiglio Comunale di Novara “esprime preoccupazione per la sorte del ricercatore che ha lanciato in questi giorni un appello accorato attraverso Amnesty International nel giorno del suo 53° compleanno dopo 8 anni e 9 mesi di detenzione e Impegna il Sindaco a mettere in atto tutte le possibili iniziative che possano portare al rilascio del ricercatore e a garantire migliori condizioni di detenzione anche attraverso contatti con le autorità italiane e iraniane”.
Il riferimento è all’ultimo messaggio inviato da Ahmad in cui il medico dice tra l’altro: “Sono passati otto anni e nove mesi da quando sono stato rinchiuso a Evin, 3.185 giorni senza nessuna pausa in una cella orribile”. “In questi anni terribili – conclude - mi sono ammalato di diverse malattie, tra cui la bradicardia che mette a rischio la mia vita. Sono stato dimenticato”