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| 26 gennaio 2025, 10:00

Crollo in alta Valle Anzasca: la frana del 26 dicembre evidenzia i cambiamenti climatici in montagna

Un evento di grande impatto in un'area fragile, già segnata dalla riduzione glaciale e dalla degradazione del permafrost

Crollo in alta Valle Anzasca: la frana del 26 dicembre evidenzia i cambiamenti climatici in montagna

Arpa Piemonte è impegnata nell’osservazione, nel controllo e nel monitoraggio dello stato di evoluzione dei ghiacciai e della stabilità degli ambienti periglaciali ha indivituato la sera del 26 dicembre 2024, in alta Valle Anzasca, nel territorio del comune di Macugnaga, un vasto sperone roccioso si è staccato dalla cresta spartiacque con la Valsesia, a circa 200 metri a nord-ovest del Colle delle Locce. L’evento ha lasciato un ampio squarcio sul versante, visibile anche a distanza, con un deposito di frana di colore grigio-marrone che si staglia nettamente sulla copertura nevosa.

Grazie al pronto intervento delle guide alpine, dei Vigili del Fuoco e del Soccorso Alpino, sono stati raccolti foto e video che hanno permesso ad Arpa Piemonte di elaborare un modello 3D fotogrammetrico del versante. Questo ha consentito di tracciare i limiti della frana e di misurare con precisione le sue dimensioni. La nicchia del distacco ha una lunghezza di 175 metri, una larghezza di 100 metri e una profondità media di 20 metri, con punte di 50 metri. Il volume totale di roccia crollata è stimato in circa 350.000 metri cubi.

Il materiale franato si è riversato sul ghiacciaio Settentrionale delle Locce, erodendone le porzioni superiori, e ha raggiunto la sponda meridionale del lago delle Locce, dopo un percorso planimetrico di 2,2 chilometri e un dislivello di circa 1.100 metri. Parte dei detriti si è accumulata al piede della nicchia, formando blocchi di grandi dimensioni, mentre il resto si è distribuito lungo il ghiacciaio, riempiendo le sue ondulazioni. Vicino al lago si osserva un deposito più continuo, esteso per 500 metri e largo fino a 200 metri, che si è spinto per circa 20 metri all'interno dello specchio d'acqua.

Nonostante il periodo invernale, caratterizzato da una copertura nevosa continua ma scarsa, il contrasto tra la neve e l'accumulo detritico ha reso evidente l’area di deposizione. La polvere generata dal crollo si è spinta per diversi chilometri lungo la valle, amplificando l’impatto visivo dell’evento.

Questo crollo non rappresenta un fenomeno isolato: nel dicembre 2015, un altro grande distacco si era verificato poco distante, sotto la Punta Tre Amici. Anche in quel caso, i detriti avevano raggiunto il lago delle Locce, segnalando una dinamica ambientale peculiare e persistente.

L’area interessata dal crollo del 26 dicembre è caratterizzata da una crescente instabilità legata alla rapida riduzione della copertura glaciale. Negli ultimi decenni, il ghiacciaio Settentrionale delle Locce ha perso circa 20 metri di spessore, lasciando scoperte le rocce sottostanti. Questa deglaciazione accelera i processi di degradazione del permafrost, un fenomeno riconosciuto globalmente come una delle principali cause dell’instabilità alle alte quote.

a.f.

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