Le ultime revisioni dei conti nazionali trimestrali, nonostante la conferma del terzo trimestre del Pil con una variazione congiunturale pari a zero, restituiscono un quadro migliore delle attese, in virtù dei profili che scontano una crescita acquisita di mezzo punto rispetto ai quattro decimi delle precedenti versioni della contabilità.
Considerando l’evoluzione positiva del monte retribuzioni nell’anno in corso, anche grazie ai rinnovi contrattuali nei servizi di mercato, e la crescente cubatura delle pensioni, unitamente al bonus tredicesime (400 milioni di euro circa) e all’effetto della pregressa decontribuzione (1,3 miliardi di euro sulle sole 13esime), cui si sommano la dinamica molto buona dell’occupazione (in crescita ad ottobre dopo lo stop di settembre) e la sostanziale sconfitta dell’inflazione, vi sono tutti i presupposti oggettivi per un bimestre novembre-dicembre favorevole per i consumi e, quindi, per il Pil.
Nella metrica grezza dell’Icc (Indicatore dei Consumi Confcommercio), si prevede un +0,3% tendenziale per la spesa delle famiglie in novembre e una crescita del Pil destagionalizzato (+0,1% congiunturale, +0,9% tendenziale) anche nel mese di dicembre (tab. 1). Il prodotto lordo, pertanto, chiuderebbe tra 0,5 e 0,6% nella media del 2024 nella versione destagionalizzata e corretta per i giorni di calendario. Tradotto in termini di Pil effettivo, la variazione reale si attesterebbe tra +0,7% e +0,8%. Per come sembravano mettersi le cose solo alcune settimane fa, è un risultato più che apprezzabile.
Non è che i consumi mostrino segnali particolarmente brillanti. A novembre le stime di Confcommercio segnalano come siano solo i servizi a continuare a crescere (+1,0% nel confronto annuo) mentre restano fermi i beni, tra i quali sono stazionari gli alimentari. Eppure, già questo costituisce una buona notizia, dopo una crescita tendenziale in ottobre, in considerazione degli andamenti deludenti sperimentati nel recente passato. Tra gli altri beni “tradizionali” si segnala il permanere di difficoltà per l’abbigliamento e le calzature, mentre per i mobili negli ultimi mesi si registrano modesti segnali di risveglio della domanda. Rimane critica la situazione dell’automotive, fenomeno non solo italiano, per la cui soluzione sono indifferibili politiche strutturali di ampio respiro.
In definitiva, molto dell’anno si giocherà nel prossimo mese di dicembre. I presupposti, ricordati in apertura, ci sono. Ma la crescita della propensione al consumo e quindi il ripristino del pieno funzionamento del circuito redditi-fiducia-consumi non può essere dato per scontato. Tuttavia, indagini sul campo convergono nell’indicare un approccio favorevole delle famiglie agli acquisti del mese di dicembre, solo in parte anticipati da quelli effettuati nell’ultima settimana di novembre.
L’inflazione seppure in risalita non desta preoccupazioni (stimiamo +0,3% congiunturale e +1,6% tendenziale a dicembre). Il dato congiunturale è, infatti, sostanzialmente in linea con le variazioni che si rilevano storicamente nel mese. Va considerato che gli incrementi tendenziali degli ultimi mesi riflettono anche l’esaurirsi degli effetti delle riduzioni di prezzo dei prodotti energetici rilevati alla fine dello scorso anno. Tra i paesi dell’area euro la varianza dei tassi di variazione tendenziali dei prezzi sembra ridursi: un ulteriore progresso verso una salutare convergenza che avrebbe dovuto spingere la Banca Centrale a ridurre i tassi di riferimento di mezzo punto percentuale (e non soltanto di 25 punti base come accaduto ieri), tanto più in un contesto di asserito rallentamento dell’attività produttiva nell’area dell’euro.
A novembre 2024 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc) ha mostrato una variazione dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2023 (tab. 2). Il dato è sintesi di una stasi della domanda per i beni e di una crescita di quella relativa ai servizi (+1,0%). Il dato segue un ottobre molto positivo (la crescita nel confronto annuo è stata rivista all’1,3%) soprattutto per i beni. L’alternanza negli andamenti temporali e settoriali è un segnale di come, seppure in un contesto meno negativo, i consumi stentino a instradarsi su un sentiero di crescita consolidata.
Anche nel mese di novembre 2024 le stime indicano, a livello di marco-funzioni di consumo, andamenti articolati. Tra i diversi aggregati di spesa, gli andamenti più favorevoli si confermano quelli relativi ai beni e servizi per la comunicazione (+6,1%) e ai beni e servizi per la cura della persona (+2,1%). In moderato miglioramento risultano anche le spese relative agli alberghi e pasti e consumazioni fuori casa (+0,3% nel confronto annuo). Sulle performance di questo segmento continua a pesare l’andamento non particolarmente brillante della componente interna della domanda.
A livello di singole funzioni di consumo permane la tendenza al recupero della domanda per i trasporti aerei (+16,4%), i servizi ricreativi (+5,0%), gli elettrodomestici (+3,2%) e i consumi di energia elettrica (+1,2%). In moderato miglioramento risultano i mobili e gli articoli d’arredamento (+0,2%) confermando i segnali di risveglio emersi a ottobre. Stazionari, a novembre nel confronto annuo, i consumi di alimentari e bevande e di carburanti.
Rimane critica, anche a novembre, la situazione dell’automotive che segnala, su base annua, un deciso calo della domanda da parte delle persone fisiche (-6,5%). Alle difficoltà strutturali del settore si aggiungono molte incertezze sul futuro e sui tempi della transizione energetica, elemento che spinge le famiglie verso l’usato.
Per l’abbigliamento e le calzature, dopo i recuperi dell’ultimo bimestre, la domanda a novembre 2024 è tornata in negativo (-1,0% nel confronto annuo), a sottolineare come i recenti miglioramenti siano stati guidati più dalle diverse condizioni meteorologiche che da una maggiore attenzione delle famiglie verso questa tipologia di consumo.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, si stima per il mese di dicembre 2024 una variazione dello 0,3% dell’indice in termini congiunturali e una crescita dell’1,6% su base annua. Il dato conferma la stima di una variazione dei prezzi al consumo dell’1,0% nella media del 2024.
I dati degli ultimi mesi, che hanno visto l’inflazione su base annua risalire dal minimo di settembre dello 0,7% tendenziale ai valori attuali, non destano particolari preoccupazioni. Nell’ultimo trimestre dell’anno, di fatto, i prezzi si sono mossi pochissimo in termini congiunturali con le dinamiche tendenziali in crescita per un effetto base legato in gran parte all’andamento degli energetici.
Non va, comunque, trascurato il fatto che gli aumenti siano concentrati in quei segmenti di consumo, come gli alimentari, che le famiglie acquistano con maggior frequenza, elemento che potrebbe indebolire i fragili segnali di recupero dei consumi.