Al danno si aggiunge la beffa. Non contenta di aver siglato il peggiore degli accordi possibili con il Mercosur per la filiera agroalimentare europea aprendo la porta a prodotti con standard di sicurezza e qualitativi inferiori ai nostri, la Presidente della Commissione von der Leyen raggiunge il paradosso annunciando un fondo europeo di 1,8 miliardi per facilitare la transizione verde e digitale dei paesi del Mercosur. Insomma spalanchiamo il mercato europeo a prodotti alimentari ottenuti utilizzando a monte farmaci per la crescita degli animali, con colture prodotte utilizzando pesticidi spesso vietati in Europa perché pericolosi.
“Di fatto un vero e proprio strumento di rottamazione dell’agricoltura europea simile a quello che abbiamo fatto rimangiare a suo tempo al commissario Timmermans – critica Coldiretti - Una elemosina che vorrebbe portare gli agricoltori e gli allevatori europei a chiudere la loro attività perché non possono competere con i bassi standard del Mercosur. Aprendo così la strada all’ulteriore alternativa dei cibi ultra trasformati e sintetici unici a poter fare a meno della nostra filiera agricola. Con buona pace del consumatore europeo ed italiano svenduto alle logiche mercantili di accordi conclusi oltre qualsiasi forma di democrazia”.
“La filiera agroalimentare italiana che Coldiretti e Filiera Italia rappresentano – evidenziano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori - non accetterà mai fondi per la rottamazione delle imprese europee, ma userà ogni strumento per ottenere da un lato l’introduzione di una reciprocità vera nell’accordo e dall’altro l’aumento subito e certo dei fondi della Pac per garantire quella sovranità alimentare europea che la Presidente della Commissione Ue ha annunciato di voler porre alla base del suo secondo mandato. Per farlo si cominci ad annunciare sin da subito l’integrazione delle risorse PAC a compensazione dell’effetto “inflazione” che in assenza di correttivi ridurrebbe di oltre 160 miliardi i fondi 2028/2034 per gli agricoltori. Fino a quando ciò non avverrà continueremo a chiedere che l’Italia, il cui voto ha un peso decisivo sull’approvazione dell’accordo atteso per i primi mesi del 2025, esprima una posizione netta e un voto contrario, così come stanno annunciando altri stati membri come la Francia e la Polonia”.