“No, l'unità sindacale non è un totem. Per noi rimane un valore ma solo nel momento in cui c'è rispetto e pari dignità, perché non c'è nessuna organizzazione che può avere la supremazia rispetto alle altre”. Lo dice - in una conferenza stampa lunedì pomeriggio a Novara facendo eco a quanto ribadito da Luigi Sbarra al consiglio generale confederale - Elena Ugazio, segretaria generale della Cisl Piemonte Orientale, una delle realtà territoriali numericamente più rilevanti all’interno della Cisl Nazionale, con oltre 66.000 iscritti nelle quattro province di Novara, Vercelli, Biella e Verbania. In vista del 2025, anno in cui la Cisl eleggerà con il congresso i suoi nuovi vertici nazionali e locali, lo scenario delle relazioni all’interno del movimento sindacale è in grande evoluzione. “Si sta rimettendo un po' in discussione – spiega Ugazio - un modello. Perché la divaricazione si è ampliata in modo evidente in questi in questi anni. Questo è il quarto anno che ‘loro’ fanno sciopero e ‘noi’ non facciamo sciopero, ma non lo facciamo proprio perché per noi il dialogo è l'arma principale con la quale provare a portare a casa dei risultati”.
“C'è una differenza – aggiunge - tra un modello che fa politica partitica e il nostro modello che prova a fare politica sindacale pura, nella quale qualsiasi sia la controparte si prova a valutare nel merito le questioni. Per noi non ci sono governi amici o nemici. E lo sciopero non è lo strumento per far cadere il governo”.
Ugazio ha colto l’occasione per fare il punto sulla situazione del mondo del lavoro nel territorio di riferimento dell’organizzazione sindacale di cui è responsabile. Un quadro per diversi aspetti preoccupante sullo sfondo di una situazione internazionale sempre più instabile che riversa anche sulle realtà locali molta incertezza. A cominciare da un aumento considerevole della cassa integrazione: “la crisi dell’automotive – ha spiegato – porta conseguenze serie su tutta la filiera della componentistica, che è presente su tutto il quadrante, come dimostra il caso della Rmp Savoini di Galliate, oltre naturalmente allo stabilimento produttivo di Stellantis a Verrone nel Biellese. E non a caso Biella è la seconda città a livello nazionale per numero di richiesta di cassa integrazione”.
“Del tutto singolare poi – ha aggiunto la segretaria – il caso di Barry Callebaut a Verbania, dove una multinazionale ha deciso senza motivi apparenti di chiudere uno stabilimento storico che occupa 150 persone”.
In uno scenario che mostra tante ombre, si muovono però anche alcune opportunità, come l’annunciato arrivo di Silicon Box a Novara. “Una sfida per tutto il territorio – ha detto Ugazio – che va giocata come squadra. Di questo abbiamo parlato anche con il sindaco Canelli quando lo abbiamo incontrato insieme alle altre organizzazioni sindacali”.