Il mercato del lavoro italiano sta vivendo una stagione particolarmente vivace, conferma una recente indagine dell’Area Studi e Ricerche Cna in base all’elaborazione di dati disponibili da fonti ufficiali sul mismatch occupazione e il caro affitti.
Due aspetti strettamente legati che agiscono direttamente sulle scelte di imprese e lavoratori, con alcune luci e molte ombre. “Negli ultimi anni il numero di occupati è aumentato in maniera pressoché ininterrotta – afferma il direttore CNA Piemonte Nord Marco Pasquino - mentre i disoccupati sono scesi sotto la soglia dei due milioni per la prima volta dal 2010. Si tratta di dati estremamente incoraggianti, che devono però essere considerati ricordando che in Italia il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa e che le persone inattive sono circa 12 milioni, ossia il 33% della popolazione attiva. Non è una sorpresa, molti autorevoli istituti di ricerca hanno pubblicato dati in linea con i nostri."
"L’altra faccia della medaglia ci dice però che il disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro è sempre più ampio e preoccupante: dei 5,2 milioni di assunzioni previste dalle imprese nel 2022 solo 2 milioni avrebbero potuto essere teoricamente coperte con le persone disoccupate. Per i restanti 3 milioni di posti di lavoro offerti dalle imprese risultano invece necessari interventi legislativi che favoriscano la riduzione del tasso di inattività e/o i flussi migratori regolari. Inoltre – prosegue Pasquino - la distribuzione territoriale delle assunzioni previste dalle imprese non coincide con quella della disoccupazione."
"Per soddisfare la domanda di lavoro espressa dalle imprese bisognerebbe favorire la mobilità interna dei lavoratori. Si tratta di un obiettivo al momento difficile da perseguire poiché questa scelta appare in molti casi estremamente costosa per i lavoratori. Basti dire che in alcune province italiane il peso degli affitti sui redditi da lavoro degli operai, che sono le figure professionali maggiormente richieste dalle imprese artigiane, può arrivare a superare i 50 punti percentuali (ed almeno pari al 25% in diciassette capoluoghi regionale su venti. Nella tabella a seguire i dati medi relativi alle province di Novara, Vercelli e VCO)”.
“Le dinamiche occupazionali positive rischiano di essere frenate da questo disallineamento che non favorisce lo spostamento dei lavori nelle aree del Paese dove è presente maggiore richiesta di manodopera - commenta il presidente CNA Piemonte Nord Massimo Pasteris – con ricadute negative su tutto il nostro sistema economico. Non è un problema che si risolve facilmente ma la politica deve decidersi ad inserirlo nelle sue priorità”.