Un nuovo credito d'imposta al 50% per colf, badanti e baby sitter potrebbe essere la chiave per abbattere i costi per le famiglie italiane e ridurre l'elevato tasso di lavoro irregolare nel settore domestico. È quanto emerge dal Rapporto 2024 "Family (Net) Work - Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico", elaborato dall'Ufficio Studi di Assindatcolf in collaborazione con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, e presentato recentemente presso l'Auditorium dell'Ara Pacis.
Secondo l'analisi, se fosse introdotto questo credito d'imposta, le famiglie avrebbero la possibilità di ridurre del 50% i costi per l'assunzione di lavoratori domestici, il che comporterebbe una drastica riduzione del tasso di irregolarità, che attualmente si attesta al 54%. Questo permetterebbe di far emergere circa 460mila lavoratori non regolari. L'esperienza positiva della Francia, che ha già applicato misure simili, viene citata come esempio di come la regolarizzazione possa portare a benefici economici tangibili.
La proposta prevede, inoltre, la soppressione dell'attuale deduzione contributiva per il lavoro domestico (fino a un massimo di 1.549,37 euro all'anno) e l'aumento degli oneri contributivi, che passerebbero dal 33% attuale al 66%. Sebbene il costo iniziale per lo Stato sia stimato in 7,8 miliardi di euro, Assindatcolf sottolinea che, grazie ai benefici derivanti dall'emersione del lavoro irregolare e dall'aumento della domanda di servizi, il costo netto per le finanze pubbliche potrebbe scendere a 2,6 miliardi.