Ci sono anche i pediatri, al fianco degli agricoltori, per sostenere la proposta di legge europea di iniziativa popolare, che mira a estendere a tutti i prodotti alimentari commercializzati nell’Unione Europea l’obbligo di riportare in etichetta l’origine geografica. La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ha firmato la proposta di legge lanciata da Coldiretti con l’obiettivo esplicito di raccogliere un milione di firme.
Da zero a tre anni, nel suo scambio continuo con il mondo esterno, il bambino getta le basi per la sua salute di oggi e di domani. Per questo, nei primi mille giorni di vita, il bambino non può e non deve essere considerato alla stregua di un piccolo adulto. In quella fascia d’età, per peso corporeo e per funzionalità di alcuni organi, il piccolo è incapace di metabolizzare le quantità di contaminanti presenti nel cibo destinato agli adulti. Di qui l’importanza di prediligere i prodotti etichettati come ‘baby food’, perché rispondenti a standard di sicurezza e di qualità massimamente stringenti, ai quali non rispondono, ad esempio, i cibi biologici, pensati e testati per gli adulti.
“Per il cibo destinato ai bambini da 0 a 3 anni, origine italiana significa non solo più qualità, ma anche più sicurezza, come hanno sottolineato i pediatri italiani della FIMP – spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. La loro adesione alla proposta di legge europea, promossa da Coldiretti, contribuisce a definirne i contorni e la portata, chiarendo che il diritto dei consumatori di conoscere le materie prime che mettono nel piatto non protegge soltanto l’avvenire dei nostri agricoltori, ma anche la salute dei nostri figli”.