Territorio - 15 ottobre 2024, 11:00

Un tuffo nel passato alla scoperta della storia del Convitto Carlo Alberto

L'architetto novarese Massimo Fortis ha illustrato le tappe di progettazione e ristrutturazione dell'istituto, perla poco conosciuta della città

Un tuffo nel passato alla scoperta di una storia fatta di tante stratificazioni. È quanto emerso dal convegno “Il Convitto Carlo Aberto: un palinsesto nel tempo della città” che si è tenuto venerdì 11 ottobre a Novara, nell’aula magna dell’istituto. Un relatore d’eccezione, l’architetto Massimo Fortis, novarese, che progettò la ristrutturazione e l’ampliamento dell’immobile all’inizio degli anni Settanta.

L’evento è stato promosso dal Convitto Carlo Alberto, con la collaborazione dell’ordine degli architetti Ppc delle province di Novara e del Vco e della Società Storica Novarese. In apertura i saluti dell’attuale rettore e dirigente delle scuole annesse Nicola Fonzo che, ringraziando Sebastiano D’Avanzo, docente del Convitto, per l’impegno profuso nell’organizzazione del convegno, ha illustrato lo scopo dell’iniziativa: “Una occasione preziosa per fare conoscere il Convitto, che è un luogo piuttosto ignoto anche alla città. Abbiamo le nostre responsabilità perché ci siamo chiusi per evitare contaminazioni dall’esterno. Ecco il difetto di Novara: non sa custodire e promuovere quello che ha di bello, curioso e affascinante. Ora è venuto il momento di rendere fruibili, attraverso diverse iniziative, i tanti luoghi che compongono il Convitto”.

Il vicepresidente della provincia di Novara, Andrea Crivelli, ha sottolineato l’importanza dell’insediamento del Convitto che “oltre a rappresentare un’istituzione importante della comunità novarese occupa un intero isolato del centro storico”, mentre Paolo Cirri, presidente della Società Storica Novarese, rammentando “il fondamentale apporto che i docenti del “Carlo Alberto” hanno sempre dato alla ricerca storica cittadina”, ha precisato come il convegno offra “l’opportunità di entrare in una zona poco conosciuta di Novara, caratterizzata da stratificazioni di notevole interesse documentario”.

Introduzione affidata a Sandro Callerio, direttore del Bollettino Storico Novarese, che ha contestualizzato i vari interventi nel Paese in tema di edilizia scolastica: “Tutte le normative, fatte salve le generiche prescrizioni relative a orientamento e dimensione delle aule, sembrano pensate esclusivamente per le nuove edificazioni, ma non è presente alcuna indicazione relativa all’intervento sugli edifici storici, la cui esclusiva competenza è proprio in quegli anni demandata al neonato ministero dei beni culturali”.

Da rimarcare, nel lavoro di Fortis, “il rapporto con l’architettura e la qualità del luogo”. Il relatore, già ordinario di composizione architettonica al Politecnico di Milano, ha condotto i presenti in un viaggio nel tempo. Dalla fase progettuale al cantiere ultimato: un racconto in presa diretta per “rileggere insieme a voi un progetto che risale a più di 50 anni fa. Un’opera prima frutto di esitazioni, sbagli, intuizioni, ritorni: l’incarico mi fu affidato appena conclusa l’esperienza di apprendistato nello studio di Aldo Rossi. Il convegno di oggi sembra la riapertura di un cold case”. Figlio d’arte, consapevole dell’enorme opportunità offerta in giovane età (il padre era il geometra Federico Fortis che realizzò le precedenti opere di ristrutturazione del Convitto), l’architetto ha prima inquadrato l’intervento nel contesto urbano e poi spiegato quanto venne realizzato: “Il programma funzionale dell’intervento, finanziato dal ministero della pubblica istruzione per un totale di 447.000.000 di lire, prevedeva la realizzazione di nuove aule scientifiche, di camerette individuali per i convittori, la sistemazione di vari spazi interni e la costruzione di impianti sportivi, palestra e piscina coperta”. Rifacimento integrale di alcuni corpi esistenti, opere di adattamento e creazione di nuove strutture: “La volontà del rettore Salmè – ancora Fortis - era quella di incentivare la scolarizzazione interna, incrementando le dotazioni e i servizi al fine di rendere più attrattiva l’offerta formativa e l’immagine stessa del Convitto”. La realizzazione fu portata a termine tra il 1973 e il 1975. “Tra gli esiti non premeditati del progetto – ha concluso l’architetto Fortis – mi piace sottolineare la tensione positiva che scaturisce, in alcuni punti del complesso, dalla contrapposizione tra l’orizzontalità dei corpi di fabbrica, già propria dell’intero manufatto ma ancora più nei volumi modernisti a copertura piana, e le emergenze verticali che germogliano su alcuni assi visivi verso la città”.

A suggello le parole di Lucia Ferraris, presidente dell’ordine degli architetti: “L’incontro ha fornito tanti spunti di riflessione sul rapporto tra architettura e città. Due sono gli elementi del progetto che meritano di essere ulteriormente sottolineati: la cura con cui sono stati realizzati gli spazi di aggregazione e il rispetto dell’assetto del verde esistente. Tutto questo all’interno di un intervento che ha messo al primo posto il confronto con l’ambito storico, in relazione al “fatto” urbano, con particolare attenzione, oltre che all’aspetto compositivo del manufatto, anche alle esigenze funzionali e alla qualità dell’abitare”.

l.b.