Economia - 25 agosto 2024, 20:00

Sos artigianato: nel novarese i lavoratori del settore sono diminuiti del 27,8%

Cgia lancia l'allarme: "Se la tendenza non sarà invertita, non avremo più idraulici, fabbri, elettricisti"

Continua a scendere il numero complessivo degli artigiani presenti nel nostro Paese. Stiamo parlando di persone che in qualità di titolari, soci o collaboratori familiari svolgono un’attività lavorativa prevalentemente manuale.

Se nel 2012 erano poco meno di 1.867.000 unità, nel 2023 la platea complessiva è crollata di quasi 410mila soggetti (-73mila solo nell’ultimo anno); ora il numero totale sfiora quota 1.457.0001. In questi undici anni abbiamo assistito a una caduta verticale che si è interrotta solo nell’anno post Covid (+2.325 tra il 2021 e il 2020). Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che entro una decina d’anni sarà molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo. L’sos è lanciato dall’Ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati dell’Inps e di Infocamere/Movimprese.

Secondo questo studio, la regione Piemonte si trova al terzo posto in Italia per numero di artigiani, con un totale di 132.389. un numero, tuttavia, in netto ribasso rispetto al 2012, quando si contavano 178.528 artigiani: una diminuzione del 25,8%. Un dato simile, e anzi ancora più preoccupante, si registra anche per la provincia di Novara, al 12esimo posto in Italia con un totale di 10.040 artigiani, a fronte dei 13.911 del 2012, con una diminuzione del 27,8%.

Negli ultimi 40 anni c’è stata una svalutazione culturale spaventosa del lavoro manuale. L’artigianato è stato “dipinto” come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese. Oggi, invece, sono percepiti dall’opinione pubblica come scuole di serie b.

Non tutti i settori artigiani, però, hanno subito la crisi. Quelli del benessere e dell’informatica presentano dati in controtendenza. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Va altrettanto bene anche il comparto dell’alimentare, con risultati significativamente positivi per le gelaterie, le gastronomie, le pulitintolavanderie a gettone e le pizzerie per asporto ubicate, in particolare, nelle città ad alta vocazione turistica.

l.b.